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Pregare il Vangelo della XV domenica: APRI LA PORTA DEL CUORE

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  Mc 6,7-13 In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Gesù ci dà un potere sugli spiriti impuri, ovvero la capacità di non esserne schiavi, ma di sottometterli. Ci possono turbare pensieri negativi o possiamo sentirci ingabbiati e incapaci di vivere in pienezza. La fede in Cristo forse non cancellerà in un attimo ogni nostra difficoltà, ma di sicuro ci pone in un cammino di liberazion

Pregare il Vangelo della XIV domenica: STUPORE

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  E che sapienza è quella che gli è stata data? Con stupore contempliamo una sapienza che è dentro ogni cosa. E’ proprio la piccola via di S. Teresa di Gesù Bambino: non è mediocrità, ma il vivere la propria realtà, piccola o grande che sia, con la misura del figlio di Dio. Lasciarsi stupire dal suo operare, anche quando passa per le situazioni più quotidiane della vita. Diventi questa la nostra preghiera di oggi: pura contemplazione. Puro sguardo verso la realtà in cui sono. Sguardo lucido. Sguardo aperto allo stupore. Sguardo aperto all’ascolto. Sguardo vigile sul qui ed ora. Sguardo attento alla presenza di Dio, che benedice ogni situazione, che è la nostra forza proprio lì dove osserviamo la nostra più grande debolezza. La realtà di noi stessi o delle persone che ci stanno accanto, o le situazioni che viviamo, ci possono scandalizzare: non sono all’altezza dei nostri ideali. Allora ci possiamo avventare con durezza e giudizio contro quel che siamo. Ma così possiamo solo aggredire

Pregare il Vangelo della XIII domenica: SII GUARITO DAL TUO MALE

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Mc5,21-43 In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi disce

Pregare il Vangelo della XII domenica

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Mc 4, 35-41 In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: "Passiamo all'altra riva". E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?". Si destò, minacciò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?". La vita chiede di prendere dei rischi, lasciando la propria zona comfort e passando ad un'altra riva. Questi passaggi potremmo farli da soli, contando solo sulle nostre forze. Oppure possi

Step numero 7

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  Siamo al centro delle Terze Mansioni del Castello Interiore. In queste stanze Teresa parla a chi ha deciso di mettersi in cammino e ha superato le seconde dimore attraversando il combattimento e la lotta contro le cose e i rapporti che vogliono prendere il posto di Dio, Ella dice: “A coloro che per la misericordia di Dio sono usciti vittoriosi da queste lotte e che, aiutati dalla perseveranza, sono entrati nelle terze mansioni, che cosa diremo, se non: Beato l’uomo che teme il Signore?” (3M 1). Infatti è “beato” colui che ha superato la lotta con determinazione e con la decisione di non uscire più dal proprio “Castello interiore”; è felice chi è fortemente intenzionato a non interrompere mai più il rapporto d’amore che lo lega al suo Dio. Si tratta di persone ormai decise sulla via del bene, le quali “per nulla al mondo commetterebbero un solo peccato (mortale) e, molte di esse, neppure un peccato veniale avvertito” (3M 1,5 e 1,69) . Le Terze Dimore rappresentano, per moltissim

150 anni - una storia di santità 23: LA MORTE E LA BEATIFICAZIONE

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La santità consiste nel diventare finalmente quello che siamo chiamati ad essere, immagine vivente del nostro Dio, aperti alla vita dello Spirito d'amore che vive in noi e ci dona ad ogni istante di partecipare alla vita divina, unendoci a Cristo, facendoci figli amati del Padre. Questa unione di tutto noi stessi con Cristo è vera in ogni momento, l'amore è tenace e davvero nulla ci può separare dall'amore di Cristo, neppure la malattia e la morte, che in Cristo possiamo vivere con un ampio respiro di speranza e con grande consolazione. In Cristo la morte è sempre la porta ad una vita nova, eterna. Davvero la speranza è immortale, la fede è l'unico sostegno, l'amore può capovolgere il mondo. Fidente nell'aiuto di Dio, con il suo Fiat nel cuore e sul labbro, saliva il suo calvario, lentamente moriva: e nessuno capiva il suo stato, neppure i medici che prendevano per nervoso ciò che altro non era che una profonda sofferenza cagionata dal riprodursi del tumore. Ell

Pregare il Vangelo della domenica: Mc 4:26-34

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  Con il brano di oggi entriamo in quella parte del Vangelo di Marco che è tutta dominata dall’insegnamento in parabole di Gesù, dato attraverso paragoni tratti dalla vita vissuta: racconti concreti che cercano di esprimere qualcosa del mistero di Dio, immagini vive che si imprimono negli occhi, nella mente, nella memoria rinviando a realtà più profonde. Le due parabole che ascoltiamo oggi hanno un comune sfondo: un campo, un seme, dei seminatori. Immagini della forza di Dio, che è presente nella storia e la trasforma dall’interno, al di là di ogni apparenza e di ogni nostra aspettativa. Il suo disegno si compie, ben al di là della nostra impazienza. Il seme deve essere coperto dalla terra, avvolto dal buio; deve marcire, disfarsi. Per un lungo periodo il seminatore non vede alcun segnale, ma proprio da lì, a suo tempo, nasce la vita. È la pazienza della fede: accogliere il mistero dell’opera silenziosa di Dio che agisce in ogni cosa. Il seme sprigiona da sé una forza inarrestabil