150 anni - una storia di santità 23: LA MORTE E LA BEATIFICAZIONE



La santità consiste nel diventare finalmente quello che siamo chiamati ad essere, immagine vivente del nostro Dio, aperti alla vita dello Spirito d'amore che vive in noi e ci dona ad ogni istante di partecipare alla vita divina, unendoci a Cristo, facendoci figli amati del Padre. Questa unione di tutto noi stessi con Cristo è vera in ogni momento, l'amore è tenace e davvero nulla ci può separare dall'amore di Cristo, neppure la malattia e la morte, che in Cristo possiamo vivere con un ampio respiro di speranza e con grande consolazione. In Cristo la morte è sempre la porta ad una vita nova, eterna. Davvero la speranza è immortale, la fede è l'unico sostegno, l'amore può capovolgere il mondo.

Fidente nell'aiuto di Dio, con il suo Fiat nel cuore e sul labbro, saliva il suo calvario, lentamente moriva: e nessuno capiva il suo stato, neppure i medici che prendevano per nervoso ciò che altro non era che una profonda sofferenza cagionata dal riprodursi del tumore. Ella stava per stendersi sulla nuda croce, come tante volte aveva contemplato nelle sue meditazioni e alla quale aveva anche anelato come prezioso tesoro.

Sabato 23 aprile 1910, le campane a lenti rintocchi piangevano il passaggio della Fondatrice. Tutto il popolo acclamava: " è morta la Madre! è morta una santa!". 

S. Giovanni Paolo II, il 19 ottobre 1986, proclama Beata Teresa Maria della Croce proprio a Firenze, città che l'ha vista nascere, operare, pregare e soffrire. 

Ecco l'urgente necessità dei Santi. Essi sono i capocordata, che affermano che la speranza è immortale, la fede è l'unico sostegno, e che l'amore può capovolgere il mondo.


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