Pregare il Vangelo della II. domenica di Avvento: UN NUOVO INIZIO
Inizio del
Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Prendendo in
mano il Vangelo di Marco ci si trova subito davanti a questa parola: “inizio”.
Una parola che parla della possibilità di ricominciare, che incoraggia a
credere che qualunque sia il momento della vita in cui ci si trova, un nuovo
inizio è possibile, sempre. Che cos’è questo inizio? È il
vangelo, cioè la buona notizia, e questa buona notizia è una persona: Gesù. La
buona notizia è che Gesù è presente, è con noi, non siamo più soli nel cammino
della vita; lui ha sconfitto la morte, sconfigge le nostre morti personali, è
lui il motivo per cui possiamo sempre ricominciare.
Dio non ci
abbandona mai; possiamo essere noi a tenerlo lontano o fuori dalla nostra vita
quando, come leggiamo nella prima lettura, innalziamo monti e colli, cioè
barriere fatte di orgoglio, egoismo, pregiudizio, sfiducia ... oppure rimaniamo
nelle nostre valli di delusione e scoraggiamento.
Ogni inizio è un
invito a guardare avanti, ad un futuro da percorrere, e, insieme, è un invito a
staccarsi dal passato, a consegnarlo. E infatti l’inizio è segnato dal
battesimo: un’immersione nelle nostre morti per lasciare il nostro “uomo
vecchio”, con i suoi bisogni di emergere, di dominare, pieno di paure,
sfiducia, delusione ... e rinascere “uomo nuovo”, cominciare cioè a camminare
in una nuova vita da figli di Dio, certi di essere amati e sostenuti, liberi,
responsabili.
Egli vi
battezzerà in Spirito Santo. Questa vita nuova
è resa possibile dallo Spirito Santo, che è la vita stessa di Dio che ci viene
donata, la vita stessa di Dio in noi. La Parola di Dio ci assicura che l’essere
umano è tempio di Dio (1 Cor 3,16), siamo abitati dallo Spirito Santo. Dio
dimora nel tempio che in questo caso non è una costruzione delle mani dell’uomo
bensì il cuore profondo, il centro dell’essere, dove possiamo fare unità tra
tutto quello che noi viviamo. Abbiamo la presenza di Dio in noi. Questo
concretamente significa che lo Spirito può entrare nell’esperienza umana, tutta
intera, corpo e psiche. Vivere nello Spirito non significa estraniarsi da se
stessi, mettere da parte le dimensioni propriamente umane che ci
caratterizzano. Le facoltà del nostro essere, come intelligenza e volontà,
devono compiere in pieno la loro funzione, facendosi però illuminare dal di
dentro dallo Spirito, portatore di una sapienza che è quella di Dio.
È importante allora, per una vita
vissuta in modo unitario, pieno, entrare in contatto con questo centro,
mettersi in cammino per incontrare Dio là dove si trova. Vivere nello Spirito è
vivere a partire dal cuore. E questo essere radicati nel cuore fa scaturire una
vita nuova. Questa vita non rimane una bella idea, una bella sensazione intima,
un bel sentimento, ma diventa feconda proprio perché interessa, tocca,
attraversa tutto ciò che fa parte della psiche e del corpo, perché l’essere
umano è un tutt’uno. Si diventa progressivamente più capaci di accettare le
proprie ambivalenze, le proprie realtà di ombra, di affrontare le agitazioni
dei pensieri e dei sentimenti, di diminuire i meccanismi di difesa, di compiere
gesti più veri...
Vivere nello
Spirito, vivere a partire dal cuore, il centro più profondo del nostro essere
dove ha dimora lo Spirito santo, è permettere al divino di permeare il nostro essere
e il nostro fare umani.
Questa vita è
possibile per tutti ed è proposta a tutti. È sempre possibile un nuovo
inizio. Possiamo chiedere allo Spirito Santo di insegnarci
come collaborare con lui. Il nostro primo passo è quello di permettergli di agire
dentro di noi, soprattutto dove abbiamo più bisogno di essere illuminati.
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