Pregare il Vangelo della Quarta domenica d'Avvento

 


Siamo a pochi passi dal Natale del Signore e la liturgia della IV Domenica ci propone il Vangelo di Luca (Lc 1,26-39). Fin dall’inizio del brano vediamo quanto Dio cerchi l’uomo, cerchi l’umanità. Un Dio che manda il suo angelo in Galilea, in un luogo di confine: Dio ci raggiuge in Galilea, nelle periferie dell’esistenza, nei luoghi poveri e inaspettati. Non solo, ci raggiunge a Nazareth, nei luoghi più sconosciuti della nostra interiorità, nei luoghi che ci sembrano insignificanti, negli spazi della nostra vita dai quali non ci sembra possa venire qualcosa di buono. Dio ci viene incontro proprio lì.

L’evangelista ci porta ad immaginare Maria in un luogo o in uno spazio specifico: l’angelo Gabriele, infatti, per accedere a lei deve “entrare”. Maria lo fa entrare, lo accoglie, lo ospita nella sua clausura, nella sua interiorità, nella sua casa interiore.  Nel nostro mondo interiore, infatti, assomigliamo un po' ad una casa, con i suoi luoghi accoglienti ma anche con le sue stanze chiuse dove nessuno deve entrare, con le sue cantine dei ricordi ... etc. In questa casa possiamo decidere di accogliere altri, ma anche di rimanere da soli, di fuggire, di stare sempre altrove. Forse la mia casa ha molte crepe, non è ordinata né pulita, le sue fondamenta sono instabili, ma qualcuno è venuto a trovarmi, un angelo vuole farmi visita. Se aspetto di rimettere prima tutto a posto, probabilmente non gli aprirò mai; se mi concentro solo sulla mia inadeguatezza, forse lo lascerò sempre fuori. Maria decide di aprire all’angelo, di accoglierlo e di farlo entrare.

Dopo il saluto dell’angelo “Ella fu molto turbata”. L’angelo non sorvola su questo attimo di turbamento e smarrimento di Maria, anzi le dice “Non temere, hai trovato grazia presso Dio”: non temere nei tuoi turbamenti, Dio entra nella tua vita fatta anche di turbamenti, di confusione, di emozioni forti; non temere perché il Figlio sarà chiamato Gesù, cioè “Dio Salva”.

Maria interroga l’angelo: “Come avverrà questo?”. È la reazione di chi non ha messo la ragione da parte: Maria chiede chiarimenti, dialoga con l’angelo sul senso di questa vocazione e l’angelo le risponde. Non sappiamo quanto Maria abbia compreso di questa risposta, ma ella stessa risponde dicendo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me …”. Maria si mette completamente a disposizione di Dio. Il sì di Maria non è un sì improvvisato nel momento dell’annunciazione: ella era abituata a dire il suo sì nel quotidiano, questo sì grande detto all’angelo era accompagnato dai tantissimi sì detti durante la sua vita quotidiana. Ciò che è avvenuto in Maria deve accadere anche in noi: pronunciamo tanti sì che permettano al Verbo ancora oggi di prendere carne e di trovare cuori che lo cercano.

Il brano di oggi si conclude con la frase “L’angelo partì da lei”. L’angelo infatti parte da Maria per venire da ciascuno di noi, per farci la stessa proposta in attesa della nostra risposta e noi siamo liberissimi di decidere di accogliere o rifiutare un Dio che si fa Ospite, un Dio che fa Bambino.

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