Pregare il Vangelo: Pace a voi!

 


Il Vangelo di questa domenica si apre con la scena del ritorno a Gerusalemme dei due discepoli di Emmaus. Mentre, pieni di stupore e di gioia raccontano agli apostoli di aver parlato e spezzato il pane con il Risorto, Gesú stesso sta in mezzo a loro e dice: “Pace a voi!”, ma vedendoli increduli e spaventati mostra loro anche i segni della crocifissione, le mani e i piedi e addirittura si fa dare qualcosa da mangiare per convincerli che è davvero lui, vivo, in carne ed ossa, e non un fantasma, uno spirito.

Questa descrizione è di un realismo inaudito. A volte ci meravigliamo che i discepoli fossero increduli… ma cosa faremmo noi se vedessimo un nostro amico, che abbiamo visto morto tre giorni prima, ritornare vivo in mezzo a noi! La realtà della resurrezione, che professiamo nel credo “credo la resurrezione della carne e la vita eterna” supera le nostre logiche, la nostra razionalità, tanto che solo Gesú ce ne può spiegare il senso. Infatti, il racconto prosegue con Gesú che apre la mente ai discepoli spiegando i passi dell’Antico Testamento che parlano della sua morte e risurrezione. Gesú invita i discepoli ad accogliere la novità della vita oltre la morte non solo con la ragione, ma con tutti i sensi… guardate, toccate, ascoltate. Dopo la sua morte Gesú non si sbarazza del corpo umano, ma lo redime, lo rende immortale, anche se non sappiamo bene come definire queto corpo risorto, perché appartiene già ad una vita soprannaturale, non sottomessa alle leggi del tempo e dello spazio. Gesú entra, infatti, nella casa dove sono riuniti i discepoli a porte chiuse, i discepoli non lo riconoscono subito e lo credono un fantasma, Maria Maddalena lo scambia per il giardiniere, i discepoli di Emmaus non si accorgono di aver fatto un pezzo di strada con Lui e lo riconoscono solo quando spezza il pane.  Scopriremo solo alla fine dei tempi come sarà il nostro corpo risorto, ma ciò che per noi è importante, è sapere che il Risorto non è un’idea, è una persona concreta. Mi converto non perché credo in un’idea, ma perché incontro la persona di Gesú. Siamo stati creati per un’abbondanza di amore della Trinità, che voleva condividere con noi la sua vita di comunione. Sia la nostra anima che il nostro corpo sono chiamati a far parte della comunione tra il Padre e il Figlio nello Spirito di amore. Gesú risorto, infatti, dice alla Maddalena “salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Una vita meravigliosa ci aspetta dopo la morte, l’incontro con il nostro Padre del cielo.

Quando viviamo come se la vita eterna non ci fosse, viviamo nella paura che con la morte tutto finisca, cerchiamo di accaparrare il più che possiamo ora, perché la vita abbia senso, e così spesso ci perdiamo fra tante consolazioni apparenti che non soddisfano la nostra sete di infinito. Quando invece ci lasciamo incontrare dal Risorto, la nostra vita prende senso, ogni piccolo atto acquista una pienezza di significato, so che non sono solo e non lo sarò mai. Posso vivere ogni momento della giornata in comunione già da ora con il Padre, con Gesú, posso vivere sulla terra ma avere il cuore già collegato con il cielo. Riconosco che il mio corpo ad un tratto diventa importantissimo, perché io amo non solo con lo spirito, con il pensiero, ma attraverso il corpo: quando faccio qualcosa per chi mi vive accanto, quando servo, mi prendo cura, ascolto, dedico il mio tempo a qualcuno, esprimo l’amore con le opere. Una mamma e un papà non amano i propri figli solo pensando a loro, ma con atti concreti: preparando loro da mangiare, stando svegli la notte quando piangono, educandoli, trascorrendo del tempo insieme, abbracciandoli e così li fanno sentire importanti e amati. Anche la fede si esprime attraverso il corpo. San Giacomo nella sua lettera scrive: «mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

Il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo, dimora di Dio, già da ora e per sempre. Forse per questo Gesú dice “Pace a voi!”, perché quando viviamo con lo sguardo del cuore rivolto alla meta, alla vita eterna, non viviamo più con la paura che la morte, la sofferenza, le delusioni ci portino via tutto, ma troviamo il senso di tutto quello che viviamo, abbiamo la forza per relativizzare ciò che non è importante, siamo in pace con noi stessi, con gli altri e con Dio.

Tutto questo è opera del Risorto, non un nostro sforzo. Nei vari racconti delle apparizioni del Risorto, Gesú appare ai vari discepoli in momenti e luoghi diversi, va in cerca di ognuno, aspetta chi non è presente come Tommaso e li riunisce. Mangia ancora con loro, segno che l’amicizia e la condivisione non sono finite, ma rinnovate. Ora potranno incontrare Gesú nella comunione della Chiesa, nello spezzare il pane, nell’ascolto e nella meditazione della Sua Parola, nei poveri e in chi è solo e senza speranza. Gesú li riprende uno ad uno e li riporta nella comunione, perché è nella comunione della Chiesa che possiamo crescere. Abbiamo ricevuto il dono della fede dalla testimonianza di qualcuno che crede, il Vangelo è stato scritto dai primi testimoni del Risorto, nell’eucaristia celebrata insieme riceviamo il corpo e il sangue di Gesú, da un inviato di Gesú riceviamo il perdono dei peccati.

Dove incontro Gesú risorto nella mia vita? Quando sono deluso e triste mi chiudo in me stesso o cerco la comunione con qualcuno che mi aiuti? In che modo posso vivere già da ora in comunione con il Padre?

Il brano termina con un invito ad essere testimoni della Risurrezione, “nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”. La conversione è questo sguardo nuovo sulla realtà, che nasce dalla speranza in una vita senza fine e si concretizza nella gioia di spendersi per amore, come ha fatto Cristo per noi, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, cioè anche con il corpo. E il perdono dei peccati è la ritrovata comunione con il Padre, che intacchiamo ogni volta che viviamo con lo sguardo rivolto solo a noi stessi, ma che possiamo ricevere di nuovo ogni volta che ci lasciamo ritrovare e perdonare da Gesú, buon Pastore.

Sr Maria Francesca del Buon Pastore

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