Pregare con i Santi del Carmelo: padre Anastasio Ballestrero
La tradizione carmelitana ci trasmette un punto molto importante: la
preghiera non è solo un atto, che faccio più o meno con piacere o con fatica o
per dovere. È un rapporto. È un essere. Il card. Ballestrero afferma: io sono
preghiera. Cristo mi unisce a sè, alla sua persona, la sua vita diviene la mia
vita, Lui è la mia vita. Egli è la Parola che mi dona in ogni istante la vita,
mi rigenera ancora come Figlio e Figlia. Egli è il Verbo che si è fatto carne,
che è venuto ad unirsi ad ogni aspetto della mia persona e della mia vita:
nulla è ostacolo a un rapporto con Lui, anzi, tutto mi riconduce a Lui. In
questo appuntamento, lasciamo che la nostra preghiera sia ascolto attento e
amoroso, a Lui che parla alla mia vita, la guarda con amore, si unisce a me,
qui ed ora.
La preghiera non la si può considerare come qualcosa al di fuori del nostro essere, ma si identifica col mio essere stesso: io sono preghiera. E, per essere preghiera, non c’è altra strada che Cristo. “Ascoltatelo!” ci dice il Padre. È guardando Lui, è ascoltando Lui, che noi possiamo veramente imaparare a pregare in una dimensione di vita. Il vantaggio che il Verbo eterno di Dio si è incarnato è che essendo uomo, parla come uomo, parla con la nostra lingua, con i nostri segni, nel contesto della nostra storia e della nostra realtà umana. È l’eterna Parola di Dio che si adegua alla nostra condizione e diventa per noi un colloquio, un lungo discorso. Le sue parole dobbiamo accoglierle e custodirle nel cuore, come Maria.
(Card. A. Ballestrero – Fermati e prega)
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