Pregare il Vangelo della domenica delle Palme
La liturgia di questa domenica ha
il suo vertice nella lettura del racconto della passione del Signore secondo
l’evangelista Marco. I racconti della passione e risurrezione, che si leggono a
conclusione dei vangeli, furono in realtà i primi ad essere trasmessi dagli
apostoli, i primi a formarsi nella tradizione e ad essere messi per iscritto. Furono
il primo vangelo, la prima “bella notizia” cristiana, da cui si partì per
recuperare poi l’evento tutto intero di Gesù. Passione e risurrezione, infatti,
illuminano tutta la vita terrena del Signore e della sua missione di salvezza.
Meditando i vangeli, contemplando la vita di Cristo, noi conosciamo Dio come Padre.
In ogni gesto e parola di Gesù − che è preso da compassione di fronte al male che può
colpire una persona, guarisce, conforta, rassicura, chiama, insegna, mette in
moto insomma la vita di chi incontra ~ c’è sempre questo
messaggio: il Padre vi ama; potete contare sul suo amore, anche se vi siete
smarriti egli viene a cercarvi, a tirarvi fuori dalla fossa in cui siete
caduti, per riportarvi alla vita.
La salvezza è il dono dell’Amore
di Dio, che permette a ogni uomo di entrare in una relazione vera con Lui, di
scoprirlo non solo come creatore ma come Padre, di vivere non come schiavi ma
come creature predilette, come figli, passando da un rapporto di sottomissione,
paura, ignoranza, obbligo, ad una relazione fatta di fiducia e di libertà, in
cui si sa di essere accolti nella propria storia fatta di gioie e successi ma
anche di dolori e cadute.
Gesù porta una nozione diversa di
Dio, parla della natura di Dio in modo del tutto nuovo, e in gran parte è
proprio per questo che sarà condannato a morte. Gesù sa che va a morire; non
provoca né anticipa la sua ora, non ha mai cercato la sofferenza, ma non la
fugge. Non intende sottrarsi a ciò che lo attende, attraversa la prova in piena
coscienza, nel più profondo della pena, in unione con il Padre, con il cuore
pieno di amore per tutti gli uomini. È vissuto per il Padre, per gli uomini che
è venuto a liberare, e ugualmente morirà per loro: è la legge della sua vita. È
la più grande prova d’amore da parte sua perché essendo Dio avrebbe potuto
sfuggire alla prova della passione e della morte. Egli invece accetta di
sprofondare in quest’ultima angoscia, la vive come la vive un uomo vulnerabile,
nei limiti di ogni persona umana, e così facendo attraversa fino in fondo tutte
le sfere dell’esistenza umana. Dolore, tradimento, dubbio, solitudine,
abbandono, umiliazione: Gesù sa cosa sono, li conosce, li ha vissuti, ha voluto
farsi carico fino in fondo del male che schiaccia. Il Vangelo di Marco ce ne dà
un resoconto drammatico. Nel cuore di questo deserto interiore ed esteriore,
egli continua a svolgere la sua missione. In Gesù l’amore è più forte della
morte, rimane vivo dentro la realtà del male che lo sta schiacciando, e vince
la morte. Egli ha piena fiducia nel Padre, trasforma l’esperienza
dell’abbandono in occasione per abbandonarsi totalmente al Padre, il cui amore
non abbandona il figlio nella morte, nel nulla. Se Cristo non avesse
attraversato la morte, noi non conosceremmo veramente l’amore del Padre, non
sapremmo che Egli non ci abbandona mai, che ci accompagna nella morte, di
qualsiasi genere essa sia, e ci riporta alla vita.
sr Sara della Trinità
Comments
Post a Comment