INCONTRI AD ARCETRI: NON HO CHE L’OGGI PER AMARTI
Ci sono solo due giorni all’anno in cui non possiamo fare niente: ieri e domani – così scrive il Dalai Lama, perciò oggi è il giorno giusto per amare, per vivere. Scrive Berlicche al suo apprendista diavolo Malacoda ne “Le lettere di Berlicche” di Lews:
“gli esseri umani vivono nel tempo, ma il nostro Nemico li destina all’eternità. Perciò, credo, Egli desidera che essi si occupino principalmente di due cose: dell’eternità stessa e di quel punto del tempo che chiamano il presente. Il presente, infatti, è il punto nel quale il tempo tocca l’eternità (...)”.
Nell’Antico Testamento la parola “oggi” ricorre per indicare gli interventi
di Dio a favore del popolo. Mosè ad esempio disse al suo popolo: ”Non abbiate
paura, state fermi e vedrete la salvezza che il Signore compirà oggi per voi”. Viene
usata quando il Signore ci dona i suoi comandi: ”osserva i comandi che oggi ti
dò.” È lo spazio e il tempo esistenziale della scelta: “scegli oggi chi vuoi
seguire” (nel libro di Giosuè). È l’invito del Signore ad ascoltarlo: “Oggi non
indurite il vostro cuore”.
Nel Nuovo Testamento, nel Vangelo di Luca ci sono 7 “oggi” che scandiscono
la vicenda di Gesù.
1. Oggi è nato per voi il Salvatore (Lc2,11)
2. Oggi si è adempiuta questa Scrittura (Lc4,21)
3. Oggi abbiamo visto cose strordinarie (Lc5,26)
4. Oggi devo fermarmi in casa tua (Lc19,5)
5. Oggi la salvezza è entrata in questa casa (Lc19,9)
6. Oggi tu sarai con me in Paradiso (Lc23,4)
Il filo rosso in Luca è la salvezza strettamente legata alla gioia. Gesù è
l’oggi della salvezza, o la salvezza nell’oggi. Gesù è il compimento della
salvezza oggi. La vicenda terrena di Gesù in Luca è racchiusa nell’oggi della
nascita e l’oggi della morte, tra questi due “oggi” Luca abbraccia l’esperienza
di Gesù e degli apostoli. Oggi è nato PER voi. Oggi sarai CON me, in Paradiso.
Questi due oggi sono come un cammino: Gesù nasce per noi per portarci a stare
definitavemente con Lui. Ci chiama ad accoglierlo per portarci a stare con Lui.
Gesù è l’Emmanuele, il Dio con noi.
Guarigione del paralitico calato dal tetto. “Un giorno” Gesù stava
insegnando...5,26 il brano si specifica, si attualizza e in questo versetto
vediamo “oggi”. La salvezza non è un tempo generico, ma è l’oggi. L’incontro
con Gesù ci ridesta al presente.
L’incontro con Zaccheo: oggi devo fermarmi! Oggi la salvezza è entrata in
questa casa! Gesù annuncia il cuore della sua incarnazione: dimorare con noi e
fare entrare la salvezza in casa nostra, non come fatto intimistico, ma apre
subito alle relazioni, alla fraternità, alla comunione.
La salvezza può appartenere soltanto all’oggi.
L’oggi di Pietro: oggi non avrà cantato il gallo tre volte, e tu mi avrai
rinnegato. Anche questo è l’oggi della salvezza. È l’unico tempo della caduta,
della ribellione, della debolezza. È l’oggi della mia risposta, che fa i conti
anche con il rinnegamento. Se oggi c’è un salvatore, significa che oggi c’è un
salvato. Nell’oggi di questa mia miseria sperimentata, dove però sempre oggi
posso incontrare lo sguardo di Cristo, uno sguardo di misericordia. Questo è il
settimo oggi.
Salmo 95: "oggi seguite la sua voce, non indurite il vostro cuore".
“Oggi” rappresenta anche un metodo: l’ascolto. Oggi si è adempiuta questa
Parola “nelle vostre orecchie”. Fausti scrive che noi diventiamo contemporanei
alle parole che ascoltiamo. Ci resta solo di praticare questa Parola ascoltata.
San Cirillo di Alessandria scriveva: “L’oggi posto tra la prima e l’ultima
venuta di Cristo è legato alla capacità del credente di ascoltare e ravvedersi”.
Esortatevi a vicenda ogni giorno, finchè dura questo oggi. (Lettera agli
Ebrei3,13).
Questo è il senso cristiano del carpe diem: cogli l’oggi della salvezza.
Guardiamo alle parole di Charles de Foucauld nelle sue Opere Spirituali (pp.155-157):
“Non inquietiamoci mai per l’avvenire: in ogni istante della nostra vita facciamo quello che è più perfetto, facciamo cioè quello che la volontà di Dio ci impone nell’attimo presente; e fatto ciò, non siamo inquieti per l’avvenire più di quanto lo saremmo se dovessimo morire l’ora dopo...Pensiamo all’avvenire solo per chiedere a Dio di poter fare la sua volontà in tutti gli istanti della nostra esistenza, e di glorificarlo così il più possibile...Ma in quanto al sovrappiù, non occupiamoci dell’avvenire più di quel che faremmo se per noi la vita di questo mondo stesse per finire: apparteniamo completamente solo all’attimo presente. (...) Noi non abbiamo altro che da obbedirgli in ogni istante, facendo in ogni istante quel che ci comanda nell’istante presente”.
sr Emanuela Giordano
Guardiamo a Teresina, in particolare quando racconta della conversione del
pluriomicida Branzini, condannato alla ghigliottina. Siamo alla fine dell’800.
Teresina ha già vissuto la grazia del Natale, nel 1886, quando aveva 13
anni, aveva già perso la mamma da una decina di anni ed era una bambina
estremamente piagnucolosa, lei stessa non si sopportava di piangere per aver pianto.
Eccessivamente dipendente dal conforto e dalla rassicurazione paterna, Teresa
riceve in quel Natale un bel “colpo”, perchè il papà è stanco e non le dà quella
risposta affettiva di cui avrebbe bisogno. Ma Teresa trova in sè la forza per
reagire con gioia, scarta comunque i regali di Natale in modo festoso, come una
regina davanti al suo re. Da qui la sua vita cambia completamente, la sua vita
si fa forte perchè Dio si è fatto debole per lei. Egli la riveste della sua armatura.
Non si dimenticherà mai più di quel momento. Firma questa sorta di contratto di
salvezza. Da quel momento ella non è più vinta in nessun tipo di combattimento,
grazie alle armi acquisite camminerà di vittoria in vittoria e inizierà una
corsa da gigante. La grazia del Natale secca la sorgente delle sue lacrime, che
erano lacrime di immaturità, lei si sente liberata dai difetti dell’infanzia.
Aveva tentato per lungo tempo di reagire in tanti modi, senza mai riuscirci, se
non quando è intervenuta la grazia di Dio. Come gli apostoli che pescano tutta
la notte senza ottenere nulla, finchè interviene Gesù. Arriva Gesù nella sua
vita, e lei inizia a pescare, diviene apostola, pescatrice di anime. Inizia a
sentire la carità entrarle nel cuore. Dilatasti cor meum. Sente il desiderio di
dimenticare se stessa per far piacere a Gesù. Da allora – scrive – fui felice.
Una domenica, dopo questa grazia, fu colpita dal sangue che cadeva da una
delle mani di Gesù in un’immagine. E ne provò grande dolore, perchè cadeva
senza che nessuno lo raccogliesse. Desiderava raccoglierlo per spargere quella
rugiada divina sulle anime, per spargere a tutti la grazia. Voleva dare da bere
al suo amato sulla croce, e lei stessa si sentiva divorata dalla sete per le
anime. Sentì parlare di un grande criminale, Branzini appunto. Prega, ma libera
dal volere ricevere qualsiasi segno di un cambiamento. Lei è certa, sicurissima,
che il Signore lo avrebbe perdonato. Branzini prima della morte bacierà tre
volte le sante piaghe del crocifisso, come se raccogliesse quel sangue che
scendevano dalle sue piaghe, proprio come era avvenuto quando Teresa si è
sentita per la prima volta chiamare a pregare per i peccatori. Teresa si sente
confermata nella sua chiamata a pregare per le anime. Teresa ha una preghiera
libera, che non pretende segni, con la passione per il regno di Dio. “Non ho
che l’oggi, per amarti”.
padre
Gabriele Morra
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